venerdì 11 settembre 2009

Per poche migliaia di euro si può acquistare una tomba gentilizia

Vengono guardate con una punta di rispetto. Anche con invidia: le grandi tombe gentilizie sono ancora oggetto di un minitour da parte di coloro che si recano al cimitero principale di Narni:
"Potessi permettermene una anch'io!"
chissà quante volte è stato detto, davanti a quei cancelli pesanti, con ghirigori liberty.
Adesso il desiderio potrà essere esaudito: i contemporanei potranno sostituirsi ai discendenti delle famiglie "Paterni Giubilei" e "Terreni" che ora non hanno eredi riconosciuti, cosa che si vede dalla trascuratezza delle tombe stesse, tutte transennate per pericolo di crolli.

Per evitare danni alle cose ed alle persone il comune è stato costretto a procedere ad una serie di verifiche statiche delle costruzioni, che sono tutte in mattoni, riappropriandosi degli edifici che ospitano le bare per poi rimetterli in vendita, al miglior offerente, per evitare che si espanda ancora di più il cimitero principale.
"Contiamo di realizzarvi una somma di almeno venticinquemila euro - ha specificato negli atti l'assessore ai lavori pubblici Simona Bozza - Le nuove cappelle saranno assegnate per un periodo di 99 anni."
L'importo che si ricaverà sarà il frutto della prima tranche di assegnazione: i nuovi edifici saranno importanti ed eleganti come quelli che si andranno a demolire.
Terminati i lavori di "identificazione" ci sarà una sorta di bando pubblico per verificare chi sia intenzionato ad acquisire tombe così prestigiose che in alcuni casi sono diventate anche elementi architettonici per niente disprezzabili e con arredi importanti che più volte hanno subito tentativi di furto.
Per la precisione le edicole funerarie, come vengono chiamate in altro modo le cappelle, sono per il momento solo tre e che occupano però un grandissimo spazio della parte monumentale e danno anche il senso del cambiamento che è avvenuto nel corso dei decenni nella vita pubblica della città: oltre alle famiglie è anche venuta meno una confraternita, quella di San Sebastiano, che aveva come spirito l'assistenza e che garantiva ai propri iscritti, oltre alla salvezza eterna, anche una grande e dignitosa tomba nella parte più nobile del cimitero: doveva essere una confraternita ben numerosa a leggere i nomi di coloro che vi sono stati sepolti nell'ultimo secolo.
E se era perpetua la salvezza dell'anima era perpetua, a regola di confraternita, anche la possibilità di rimanere sepolto in un'opera d'arte, speranze che si trovano ben scritte nei documenti conservati negli archivi comunali.
Nessuno poteva pensare che le forme di mutualità ed assistenza cambiassero tanto rapidamente al punto da far scomparire la confraternita.
e così la speranza di lunga memoria in terra si è scontrata presto con la sicurezza pubblica dei tetti che cadono a pezzi, con la continua richiesta d'ampliamento del cimitero e quindi con la necessità di reperire nuovi spazi ed anche con le casse perennemente vuote del comune, che con l'operazione di riappropriazione e vendita potranno ricevere una boccata, anche se piccola, d'ossigeno.
Ora il comune darà l'ordine all'Asit, la sua municipalizzata, di svuotare le tombe e portare le ossa nel grande ossario, chiamato dagli operatori la "livella" come la poesia di Totò, che vede proprio nel camposanto un elemento riequilibratore della vita di gentiluomini e plebei.

di Marcello Guerrieri
Il Messaggero Lunedì 31 Agosto 2009

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