mercoledì 17 febbraio 2010

Come sono caduto in Baz

Teatro Comunale di Narni
Marco Baz Bazzoni in a Baz Live
Biglietti da € 16.00 a € 25.00
Autore:Marco Bazzoni

La televisione? Solo una vetrina per farsi conoscere da più gente possibile. Per farsi "assaggiare", anzi. Marco Bazzoni dice proprio così. Il bello è altro, il bello sta a teatro, su un palcoscenico polveroso, di fronte a spettatori che hanno pagato il biglietto per ridere sul serio e di sghignazzare a comando non ci pensano nemmeno. E i milioni di persone che hanno potuto assaggiarlo grazie al piccolo schermo, Bazzoni lo conoscono sostanzialmente come Baz, il personaggio che negli ultimi tre anni lo ha reso popolare a Colorado Cafè, con la sua nuvola nera di capelli sparati e il suo nonsense multimediale. La passione vera, però, lo porta in giro su e giù per l'Italia col suo one man show, intitolato "Come sono caduto in Baz", scritto a sei mani con Marzio Rossi e Francesco Brandi, e che in questi giorni farà tappa due volte dalle nostre parti per la stagione del TeatroComico: domani, giovedì 18 febbraio al Teatro Comunale di Narni, una settimana esatta dopo, il 25, all'Auditorium San Domenico di Foligno. Uno spettacolo in cui Bazzoni è affiancato alternativamente dallo stesso Rossi o da Alex De Santis, e in cui il cabarettista sassarese si prende la libertà di svariare lungo tutto lo spettro della comicità.
"Esatto. Non c'è solo Baz. C'è anche il cantante confidenziale Gianni Cyano, innanzitutto, e poi tutta una serie di monologhi, canzoni, video. Nasce dall'esperienza di anni, per accumulazione, è il terzo dal 2002 a oggi."
In tv sei associato esclusivamente a Baz. Non hai mai la paura di restare impigliato nei tuoi personaggi, di non poter mai andare oltre?
"Direi di no. La televisione è un altro mezzo, rispetto al teatro, ha tutto un altro linguaggio. Rimane una vetrina per farsi assaggiare, per farsi assaporare. Dietro c'è tutto un mondo che si svela solo negli spettacoli a teatro."
Due piani completamente diversi, dici. Ma cos'è più difficile, mantenere alta la tensione per un'ora e mezza o due a teatro o sparare tutte le cartucce in un breve sketch televisivo senza respiro?
"È difficile fare entrambe le cose. In tv devi concentrare tutte le tue energie in cinque minuti, devi metterci tutto dentro, anche perché in quei cinque minuti è probabile che ci siano cinque milioni di persone a vederti. A teatro c'è tutto un altro impegno, un altro divertimento. A me piace molto di più, proprio perché sul palco mi diverto. Mi sento più libero, e poi c'è il feedback immediato del pubblico, vedo se la gente ride o no, capisco se quel che faccio funziona."
Vai a briglia sciolta, insomma. Quali sono i comici che prendi a modello, o che ami particolarmente? Magari ne carpisci anche qualcosa da riportare in scena.
"Sono tantissimi. Io sono un autentico appassionato di cabaret, e ci sono davvero molti artisti che apprezzo, sia italiani che stranieri. Qualche nome? Beppe Grillo, Paolo Migone, o i mostri sacri del passato come Villaggio, Sordi, Totò. All'estero dico Bill Hics, o Andy Kaufman."
Tu ti sei formato alla scuola milanese. Quando e come hai deciso di lasciare la tua terra, la Sardegna, e tentare la grande avventura?
"È cominciato tutto coi villaggi turistici. Facevo l'animatore, per cui me ne sono andato presto da casa. Poi, dopo essere stato scritturato per i primi spettacoli, mi sono trasferito a Milano, dove tra l'altro ho studiato teatro e improvvisazione. Lì sono cresciuto molto, anche grazie al confronto con gli altri comici. Ho fatto tantissimo palcoscenico, posso dire di essere andato in scena praticamente tutti i giorni per anni e anni. È stato fondamentale."
Ma come sta, un sardo, a Milano?
"Beh (ride, ndr). All'inizio è un po' complicato, il clima e ritmi di vita sono tutta un'altra cosa. Ma poi ci si abitua. E in fondo ci si sta bene. Certo, appena posso cerco di tornarmene in Sardegna e passarci un po' di tempo

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