La storia non è molto complessa: la sede narnese della Carit si trova in un mastodontico palazzo dell'era fascista accanto al comune: era stato costruito nel 1936 per accogliere gli uffici di direzione dell'allora Cassa di Risparmio di Narni.
Poi, con la fusione con la consorella ternana nel 1988, è diventato sempre più grande. Un pezzo l'ha preso in affitto il comune mentre nell'altro vi lavorano soltanto tre o quattro dipendenti.
La Carit, insomma potrebbe farne tranquillamente a meno "accontentandosi" di locali meno ridondanti.
E meno costosi. In soccorso le è venuto il Comune, progettando una "stecca" di uffici al parcheggio del Suffragio, che sembra essere proprio il posto giusto per l'agenzia.
Che farne dell'edificio in travertino? "Uffici di prestigio" è stata sempre l'idea del Sindaco Stefano Bigaroni, che paventa l'abbandono.
A dire la verità un'importante società editoriale gli ha messo gli occhi addosso, avanzando anche se in maniera molto informale, alcune richieste d'acquisto.
D'altra parte a settembre termineranno i lavori del palazzo comunale di Narni e gli uffici pubblici torneranno nel suo interno abbandonando quelli che avevano affittato ad una sessantina di mila euro all'anno alla Carit.
I responsabili di Banca Intesa, proprietaria ora dell'immobile, hanno calcolato quanto gli costerà soltanto in tasse e d'Ici:
"Meglio, molto meglio vendere l'immobile."E ritirarsi in un locale più adeguato per un'agenzia come quella narnese che è diventata di secondo livello, come l'ufficio postale: insieme daranno vita alla stecca dei servizi del parcheggio del suffragio alla quale parteciperà anche il grande magazzino della Coop e la caserma dei carabinieri di Via Portecchia.
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