Così ieri gli artificieri hanno fatto implodere la ciminiera di laterizi e altro materiale che campeggiava gli stabilimenti della zona dall'alto dei suoi 82 metri ormai da tanti anni. Era diventato un pezzo di archeologia industriale di una certa rilevanza e, non a caso, all'abbattimento c'era anche una troupe video. Tuttavia non si tratta certo di un antico ponte di epoca romana o medievale e l'Alcantara ha deciso di abbattere la ciminiera per una serie di motivi alquanto condivisibili. Innanzitutto l'impatto ambientale che una costruzione del genere provoca nella zona in cui si trova. Basta pensare allo squarcio che da decenni violenta visivamente Narni, provocato dalla ciminieri della Sgl Carbon, ex Elettrocarbonium, storica azienda della città. La costruzione domina le pianure di Narni Scalo, proprio alle pendici della costa rocciosa su cui si adagia il borgo medievale narnese. Ormai i cittadini si sono abituati a quella vista ma è impossibile non notare la contrapposizione tra medioevo e industria pesante se si arriva per la prima volta a Narni. Stesso discorso vale per quella di nera Montoro anche se la zona è molto decentrata. L'altra ragione della demolizione è che in quell'area l'Alcantara ha previsto la costruzione di una piccola centrale termoelettrica in grado di alimentare buona parte della produzione. E siccome la ciminiera era in 'pensione' già da una ventina d'anni, la logica delle cose ha portato i vertici societari a selezionare quella parte del terreno aziendale per la nuova installazione. Inoltre l'Alcantara è un'azienda che sposa la filosofia 'carbon neutrality' cioè una bassa produzione di polveri novice nell'ambiente. Ovviamente la policy aziendale, almeno alle apparenze, sembrava in netta contrapposizione con una ciminiera di 82 metri che campeggiava ancora nell'area di produzione. Un' operazione che modificherà in meglio il processo produttivo dell'Alcantara.Ma è un'operazione che ha anche dei costi ingenti. Si parla di una spesa di 200mila euro per lo studio e la realizzazione della demolizione oltre allo smaltimento delle tonnellate di calcinacci che rimarranno e alla bonifica dell'area prima di ricostruirci sopra un'altra centrale. Piccola nota positiva, il risparmio dei costi di manutenzione che da venti anni venivano coperti praticamente senza un ritorno. Ad esempio, le luci di segnalazione per i velivoli, obbligatorie per legge su costruzioni che superano una certa altitudine
Cesare Antonini
Corriere dell'Umbria Domenica 29 Maggio 2011
Corriere dell'Umbria Domenica 29 Maggio 2011
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