A Itieli di Narni un contenzioso che si trascina da 12 anni. Associazione contesta la vecchia gestione della Curia i parrocchiani rimasti senza, la loro chiesa.
Mentre in procura, anche in questi giorni di festa, si continua a indagare su alcune operazioni immobiliari che chiamano in causa personaggi vicini all'ambiente della Curia, a Narni, dopo la vicenda del castello di San Girolamo, spunta un'altra storia piuttosto scomoda e che si trascina ormai da una dozzina di anni. Si tratta della chiesetta e dell'oratorio pubblico di Sant'Antonio, tra le campagne di Itieli. Un edificio di culto di cui i parrocchiani di fatto non possono più disporre, da quando passò nelle mani di un imprenditore immobiliare.
"Era il 2001 - ricorda Alfero Bonifazi, membro del consiglio parrocchiale - quando don Francesco De Santis, allora economo della Curia, e Luca Galletti, ex direttore dell'ufficio tecnico (indagato per il caso San Girolamo ndr), mi convocarono per un incontro insieme ad altri due rappresentanti del consiglio parrocchiale. In quella sede ci dissero che la chiesa sarebbe stata ceduta a un imprenditore, di cui fu fatto anche il nome, che poi l'avrebbe restaurata utilizzando anche i fondi del terremoto di Narrai dell'anno 2000."Da quel momento è cominciata la lunga "Via Crucis" degli abitanti del luogo che poi si sono riuniti in associazione proprio per difendere un luogo di culto tanto caro a tutti e, in particolare, alle persone anziane che li sono state battezzate o hanno celebrato il proprio matrimonio e che, il 17 gennaio di ogni anno, portavano i loro animali per la tradizionale benedizione.
Era il 2009 e la sentenza fu pronunciata dal tribunale di Terni. Da allora, però, la chiesa e l'oratorio di Sant'Antonio non sono stati più riconsegnati alla comunità parrocchiale che, a quanto pare, li può utilizzare sporadicamente e in occasione della festa del Santo."Sulla strada della verità e della giustizia - denuncia l'associazione - abbiamo trovato solo silenzio e indifferenza da parte della Curia: un muro di gomma che ha accomunato laici e prelati. Ma alla fine un giudice terreno, in attesa di quello divino, ha scritto la parola colpevole seguita da nomi e cognomi e intimando a questi l'immediata riconsegna del luogo sacro e il risarcimento dei danni."
"Altri silenzi e complicità - proseguono dall'associazione - ci hanno accompagnato nella nostra Passione."Gli "amici di Sant'Antonio", così si definiscono, non hanno perso però la voglia di lottare. Il prossimo 17 aprile ci sarà una nuova udienza del processo di appello, ma adesso confidano soprattutto nel
"nuovo corso che ha intrapreso la nostra Diocesi. Siamo in attesa di essere ricevuti dal nuovo vescovo, monsignor Ernesto Vecchi, da cui ci aspettiamo aiuto e giustizia."Se necessario, i membri dell'associazione sono pronti a chiedere udienza anche a Papa Francesco in Vaticano.
"Non ci fermeremo - annunciano battaglieri - nella preghiera e nella richiesta di giustizia. Speriamo che dopo tutti questi anni sia finalmente arrivato il momento di voltare pagina e che presto monsignor Vecchi possa venire a celebrare messa nella nostra chiesa."
Corriere dell'Umbria Sabato 30 Marzo 2013
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