Da ricordare come proprio Brand avesse acquistato la struttura nel 1985 per solo 1 milardo e 50 milioni di lire
Sono meno dei sette o otto che venivano chiesti fino a qualche settimana fa, quando a far da mediatore per la vendita era l'agenzia regionale Sviluppumbria. Va avanti così da quattro anni, con società di mezzo mondo che "si affacciano" sulla valle del Tevere stuzzicate dall'idea di piazzare una struttura ricettiva dentro un palazzo medievale con 365 finestre. Poi, però, sentito il prezzo e fatti due conti, gli acquirenti di turno prendono armi e bagagli e tornano sui loro passi. Perché ci vogliono un paio di milioni di euro per fare i lavori di restauro e gli adeguamenti alle norme sulla sicurezza, indispensabili per rendere il castello visitabile.
Fa un certo effetto sfogliare gli archivi storici e scoprire che il 14 luglio del 1597 Matteo Farnese alienò il feudo di Giove a Ciriaco e Asdrubale Mattei per la somma di 65mila scudi. Di lì a poco il castello sarebbe diventato sede di un ducato. [...] cinque anni fa, nel 2004, mister Band ebbe la trovata di un ristorante al piano terra del castello. Qualche mese di lavori, poi l'inaugurazione. In tanti tra camerieri, cuochi e artigiani, a Giove, ricordano il miliardario in persona alle prese con la "direzione dei lavori". Ma finì male: qualche settimana e il ristorante chiuse i battenti.
Da allora circola una certa "aria di svendita". E così il Comune ha deciso di fare la sua parte. È stata coinvolta l'agenzia regionale Sviluppumbria, che ha inserito il palazzo nel progetto "pietre d'Umbria". Una specie di supercatalogo regionale usato per attrarre investimenti e lavoro nei siti storici locali, anche in quelli privati.
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