domenica 9 agosto 2009

Demolizione per l'ex Terni Chimica

"Siamo orgogliosi di essere italiani" la grande scritta, anche se molto scolorita dal tempo, verrà giù insieme al silos dei concimi di Nera Montoro di quella che una volta era la Terni Industrie Chimiche: troppo pericoloso quel grande edificio con il cemento che ormai ha scoperto i ferri d'armamento, lisci e consunti, tipici degli anni Trenta, quando la grande costruzione è venuta sù per indicazione del Duce.
Un terremoto che si facesse appena sentire, potrebbe essere pericolosissimo. E verrà già pure l'altra scritta "Tutte le mete saranno raggiunte" che al momento sembra quasi una presa in giro.
Si pensa di mettere in atto una di quelle demolizioni da film, con le cariche d'esplosivo utilizzate per far implodere la struttura dal suo interno, dato che a qualche decina di metri funziona, almeno per adesso la centrale termoelettrica della Cofitech, con una ventina di dipendenti.
Stesso trattamento per la torre di processo dell'urea, costruita, sempre in cemento, negli anni Settanta ma anch'essa inutilmente protesa verso il cielo coi suoi 57 metri d'altezza: è chiusa da oltre dieci anni perché l'urea si fa in Norvegia.
Per adesso sono entrati in funzione i grandi cannelli ossiacetilenici e sotto i colpi degli "smontatori" cadono, uno ad uno, i tubi di processo che hanno prodotto in settant'anni milioni di tonnellate d'ammoniaca e di concimi chimici sparsi per il terreno di mezza Europa.
e' lo smantellamento, pezzo a pezzo, dello stabilimento della Terni Chimica o meglio di quello che è rimasto all'indomani del disimpegno da parte della Yara, la multinazionale norvegese che era proprietaria degli impianti e che ora vuole produrre da un'altra parte.
Le operazioni dureranno almeno un anno e daranno lavoro, anche se un triste lavoro, ad un centinaio di occupati specializzati nello smontaggio, oltre alla trentina di dipendenti della Yara che sono incaricati di controllare le ditte.
Alcuni degli impianti saranno trasferiti negli stabilimenti di Ravenna per continuare la produzione.
Doveva esserci un incontro in questo periodo tra istituzioni ed i vertici aziendali per capire perché ancora fossero presenti qui dipendenti contrariamente agli accordi: ma tutto fa riferimento alla poca voglia di abbandonare completamente l'area per non incappare sulle maglie della bonifica. L'incontro è slittato ma rimane comunque un'esigenza delle forze politiche: l'aveva richiesto Daniele Latini, l'assessore narnese allo sviluppo economico ("Dobbiamo capire con chi avere a che fare"), poi era stata l'opinione di Marco Mercuri, il presidente del Consiglio ("La bonifica? Nessuno pensi che non si farà!") ed anche da parte della minoranza come Sergio Bruschini, il quale in Consiglio Comunale aveva chiesto una "marcatura stretta" nei riguardi dell'azienda, per evitare che in qualche modo se ne vada senza rimettere le cose come stavano.

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